Il tema è culturale e, dunque, politico. Stiamo forse transitando dalla
democrazia (che la nostra Carta costituzionale così mirabilmente
descrive e regola) alla cedevolezza? Dall’esercizio dei diritti
(oltre che all’osservanza dei doveri) al lasciar fare
incondizionato e supino? C’è chi propone di non riconoscere agli
anziani il diritto di voto, perché a loro il futuro non desta
preoccupazioni, non quanto ai giovani, comunque. Mi preoccupo, dunque
voto. E che dire della lotta alle élite politiche fatta attraverso
la riduzione del numero dei parlamentari? E’ proprio così,
riducendo l’accesso ai luoghi della democrazia, che si creano
davvero le élite! E così via, di sciocchezza in sciocchezza, ben
urlata, ben trasmessa, si transita, quasi inconsapevolmente, da un
sistema, un ordinamento giuridico e civile alla forza (solo
istantanea) delle parole d’ordine. Come i porti chiusi, i “li
aiutiamo a casa loro”, abbiamo a che fare con slogan, battute,
parole vuote che non fanno i conti con la realtà, con le persone.
Allora, un suggerimento: anziché seguire le parole d’ordine,
proviamo a mettere in ordine le parole e cerchiamo il significato
vero di ciò che ascoltiamo e di ciò che, dopo averlo pensato,
diciamo.
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