sabato 7 ottobre 2017

Memoria del professor Corrado Corghi

Nel salutare con commozione e gratitudine il professor Corrado Corghi, pubblichiamo uno stralcio dell’intervento che volle fare il 28 aprile 2009 a Palazzo Magnani a Reggio Emilia in occasione della presentazione dell’intervista al professor Giovanni Riva che la Rivista “Religioni e Società” aveva appena pubblicato.
Il professor Corghi aveva insistito perché si raccogliesse la testimonianza del professor Riva sul “Sessantotto, One Way, Reggio Emilia e dintorni”. Lo fece con grande precisione giornalistica e passione storica il professor Arnaldo Nesti nella Rivista che dirigeva.
Le parole dell’amico fedele e del consigliere profondo e attento agli avvenimenti del mondo ci sono state di sprone e di guida anche per il lavoro del Centro Culturale One Way che trae non soltanto il nome ma anche la sorgente viva dell’esperienza iniziata da Giovanni Riva.
Il suo invito e incoraggiamento sono la voce sempre vivente di chi sappiamo avere ancora compagnia nel lavoro.

Non sono mai stato in One Way, ma se mi sono avvicinato a questa realtà è stato perché c’era, in essa, un’esperienza di avanguardia.
Ho sempre guardato con favore le avanguardie. Prima di tutto i giovani. Se un giovane non è “un’avanguardia” è un povero uomo. I giovani possono procedere anche facendo errori perché non sempre le avanguardie sanno, linearmente, guardare lontano, ma i giovani sono avanguardia di per sé. Oggi, in Italia, abbiamo una situazione abbastanza stagnante e ciò è dovuto proprio alla mancanza, nei giovani, della coscienza di dover essere avanguardie, e questo lo si vede sia nei movimenti politici che nella vita sociale.
Ecco perché, in definitiva, One Way mi attrasse ed è ciò che ho sempre pensato di One Way, fin da quando cominciava in Via San Carlo, in quei piccoli locali di una libreria: avevo questa impressione, questa idea, che fossero avanguardie.
Questo è il fatto: One Way ha avuto il privilegio di essere questo, stando dentro la situazione e lavorando con tenacia, stando dentro la situazione sebbene ci siano state molte difficoltà nel far capire che questi giovani si muovevano con l’apertura verso il futuro e verso il nuovo. In seguito si mossero anche in America Latina.
Andare avanti e vedersi in avanti, non avere mai paura di avanzare. Queste sono le avanguardie e questo è ciò che dà sempre più forza. Per questa ragione sono diventati un movimento di opinione, un punto di confronto nella città e fuori di essa, in Italia e fuori dall’Italia, in tante parti del mondo. In questo modo si cresce tutti.
Ecco, questo è stato One Way: questo è stato ed è tutt’ora.

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